
Ponte Felcino | Molino della Catasta | 15-24 Giugno | Apertura 19,30-24,00
Il Molino della Catasta nell'ambito della Felciniana 2018 è lieta di ospitare l'artista ponteggiano Giuseppe Cibeca con una sua mostra personale.
Biografia:
Giuseppe Cibeca è un pittore umbro, nasce a Perugia, e vive coerentemente questa sua preziosa origine, assorbendone l’intima riservatezza e la profonda sensibilità
Sin da bambino manifesta amore per il disegno e usa questo come modalità di espressione, dopo le scuole medie, frequenta l’Istituto d’Arte per assecondare questa sua passione e allo stesso tempo per conoscere ed affinare le tecniche espressive, per sperimentare e cercare quell’immagine più vicina possibile al suo sentire.
Nel tempo questo ha permesso di dar forma e colore al suo essere del momento, si può dire che ogni segno, ogni immagine , coglie il fotogramma di quel presente.
Ha sempre spaziato tra varie tematiche e tecniche, senza preferirne alcuna, seguendo l’ispirazione del momento: perciò parole chiave della sua produzione possono senz’altro essere “semplicità , verità”. Sono peraltro queste le due doti che più lo caratterizzano anche nel quotidiano: doti francescane, oserei dire.
Ma la semplicità di Giuseppe Cibeca è sempre accompagnata da un profondo interesse per la ricerca sui temi fondamentali della vita: egli perciò percorre, nel corso degli anni, diverse strade di realizzazione personale che lo portano a incontrare la psicologia, la scienza, varie altre discipline tra cui anche quelle orientali.
Tutte indirizzate alla conoscenza dell’uomo nella sua totalità. Questa ricerca incide profondamente sulla sua vita e quindi sulla produzione artistica, scandendone tempi e modi a seconda degli incontri, delle rivelazioni, delle frontiere che di volta in volta sta attraversando.
E’ presente in 15 mostre collettive in Umbria, nelle Marche e a Roma; ancora presente in numerose manifestazioni a scopo benefico.
E’ protagonista di due personali: una del 1993, in cui espone opere su tela a soggetto metafisico e simbolico; l’altra, nel 2014, in cui ci regala una cospicua parte di “pagine di un libro personale” come lo definisce Mimmo Coletti; pagine relative agli anni dal ’77 all’80. Questo è un periodo estremamente fecondo dal punto di vista interiore, in cui l’autore vive un’intensa evoluzione del proprio Sé. Ed ecco allora l’urgenza di dire, di rappresentare, di sperimentare, generando un originalissimo “diario dell’anima”.
E la sperimentazione è proprio il carattere distintivo di queste sue opere, generate da un’estrema libertà del gesto: gesto che diventa segno e segno che diventa disegno, anche se non riconducibile a forme reali, a volte solo allusive.
L’utilizzo stesso dei mezzi descrittivi (colori fluorescenti, pennarelli, chine) , favorisce l’immediatezza dell’espressione; le composizioni sono dinamiche e danno il senso del fluire del tempo in uno spazio senza confini. Nelle opere a fondo nero, in particolare, si percepisce un naturale movimento tra cielo e terra, tra abisso oceanico e cosmo frutto di un’esplorazione continua di “universi” altri, intuibili ma non immediatamente accessibili .
Al di la della cronaca , oltre i fatti che sono più o meno percepibili, ciò che costituisce la sua opera è una ricerca che tenta di cogliere l’essenziale. Ciò che rende sacro ogni momento creativo, ogni aspetto della vita.
Ogni quadro ,tela ,legno, rappresenta una pagina del libro multiforme di quell’universo inconscio che si manifesta solo parzialmente nella nostra realtà.
L’artista quindi si presenta con le sue opere per proporre a ciascuno una possibilità. Libera dal pregiudizio, quella di immergersi nell’immaginario collettivo e cogliere in se, attraverso espressione particolare, le risonanze ed i colori dell’infinitamente possibile.
Insomma una mostra, quest’ultima di Giuseppe Cibeca, che testimonia una maturazione profonda dell’artista che, partendo da capacità innate, si arricchisce di contenuti universali presenti in quello che Jung chiama “inconscio collettivo”.
A questo proposito riporto una riflessione di un grande uomo del xx° sec. che evidenzia come la nascita dell’artista risponda ad una misteriosa necessità dell’umanità nel suo complesso.
“Non mi ricordo più chi ha detto che, allo stesso modo in cui l’individuo attraverso il sogno esprime quella parte di se stesso più segreta, misteriosa, inesplorata che corrisponde all’inconscio, così la collettività, l’umanità farebbe la stessa cosa attraverso la creazione degli artisti.
La produzione artistica cioè, non sarebbe altro che l’attività onirica dell’umanità.
Il pittore, il poeta, il romanziere e anche il regista risponderebbero a questa funzione di elaborare, organizzare, col proprio talento i contenuti dell’inconscio collettivo, esperimentandoli, rivelandoli sulla pagina, sulla tela, sullo schermo”. (Federico Fellini)
Daniela Sannipola Maria Teresa Pietrobono
"Mimmo Coletti":
Di ben individuato sentire sono le opere di Giuseppe Cibeca. E qui non vale inseguire un astruso discorrere piuttosto osservare, vedere, capire. Già, perché questi testi formano un libro davvero molto personale, un diario dell’anima dove i capitoli equivalgono ai periodi attraversati, le frasi e le parole sono emotività, pensieri raminghi, ricerca di armonia interiore. Il quadro come lo specchio di Alice, e le tecniche miste che si sovrappongono anche a mo’ di sperimentazione assidua equivalgono a libertà autentica del dire. Chine, pennarelli, acquarelli, colori fluorescenti soprattutto: una piattaforma su cui Giuseppe parecchio insisterà in questi anni che accompagnano una maturazione profonda, quasi una formula simbolica divenuta parte integrante del sé. Tra il 1974 e l’80, soprattutto nell’ultimo triennio, l’autore ha dato via libera a motivi che nascono nel profondo, a un germogliare di elementi talora fortemente strutturati, di tecnica del gocciolamento, di improvvisa scrittura automatica. Nascono i fondi neri che racchiudono galassie lontane, ectoplasmi, meduse, esplosioni liriche, labirinti della memoria. E nella grafica si fanno largo, accanto alla linea e a reperti di tavolozza, una sorta di puntinismo, un’evidenza di granulosità pullulante. Cibeca offre alla visione questo spaccato della sua esistenza estetica. Ma gli si farebbe un torto nel dimenticare che la nascita di questa volontà pittorica è innata e non si ferma a questa fase. Che semplicemente parla per lui, rivela i suoi orizzonti, gli interrogativi, le certezze raggiunte.
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